Disoccupazione e povertà a Modena
Dai dati dell’Osservatorio Ires-Cgil sull’economia e il lavoro in Provincia di Modena nel 2014 emerge la fotografia di un territorio in cui la disoccupazione non è mai stata così alta (7,6%), specie quella femminile (9,2%), in cui la povertà relativa è aumentata del 112,6%, e in cui la popolazione cala perchè i giovani fuggono e gli immigrati non arrivano più. Pubblichiamo questo articolo della Gazzetta di Modena del 5 maggio 2015 che racconta bene qual’è la condizione dell’economia modenese nel 2014.
7° edizione Osservatorio Economia e Lavoro in Provincia di Modena nel 2014
Abstract Osservatorio Ires-CGIL economia e lavoro a Modena nel 2014
Persi 2.000 posti, povertà raddoppiata
Allarmanti i dati dell’Osservatorio Ires-Cgil per il 2014 a Modena: aumentano le donne disoccupate, giovani in fuga
Fuga da Modena (e provincia). I dati del settimo Osservatorio Ires-Cgil sull’anno 2014 sono chiari. Nel territorio modenese la popolazione diminuisce e la disoccupazione femminile cresce. L’indice di povertà raddoppia e gli investimenti previsti possono coprire circa una persona senza lavoro su sette. In tutto ciò, il costo per creare occupazione resta elevato.
Meno immigrati, i giovani salutano. Nel Modenese il fabbisogno occupazionale si è ridotto di oltre duemila posti di lavoro (da 22.900 a 20.675). Cresce la domanda di lavoro? No. Per l’Istituto ricerche economiche sociali il calo è da attribuire a due fattori: alla contrazione dell’offerta e al decremento della popolazione. Nel 2013 la popolazione della provincia si è ridotta di 3.656 unità, soprattutto nell’area di Modena (-1.515) e nel distretto di Mirandola (-1.123).
Il nostro territorio sembra avere perduto attrattiva dall’estero: l’89,6 per cento della riduzione interessa la popolazione straniera. Tra il 2012 e il 2013 sono diminuite dell’11,5 per cento le persone provenienti dalla Turchia. In aumento solo gli stranieri (soprattutto donne) da Filippine (1,8 per cento) e Romania (2,2 per cento).
Oltre alla popolazione, invecchia anche la struttura dell’offerta di lavoro. Il risultato? Tanti giovani cercano fortuna lontano dal Modenese.
Crollano i dipendenti, donne disoccupate in crescita. Dal 2012 al 2013 11.854 lavoratori dipendenti hanno dovuto lasciare il loro posto di lavoro. Oltre cinquemila hanno salutato il mondo dei servizi e quasi altrettanti hanno fatto per le industrie. In compenso gli autonomi sono aumentati di 3.056 unità. Gli incrementi più significativi nell’industria e nell’agricoltura, mentre calano anche in questo caso i servizi. Il tasso di disoccupazione ha un genere. La percentuale dei senza lavoro tra gli uomini nel 2013 si conferma al 6,2%, mentre tra le donne sale al 9,2%. L’anno prima era scesa al 5,3%, contro il 6,2% del 2011. Nel complesso il tasso di disoccupazione (7,6%) ha registrato il valore più alto dal 2004. Si riducono, seppur di poco, le imprenditrici femminili. Nel 2014 (dati della Camera di Commercio) le esportazioni si sono confermate il traino nel settore manifatturiero provinciale: aumento di fatturato del 3% grazie al 2,6% in più nelle esportazioni. Un orientamento verso cui la ceramica ha avuto una flessione dell’8,3% (e del 9,2% per la produzione). Nel biomedicale l’export è cresciuto del 2,8% nonostante un calo del 4,3% della produzione. Nella nostra provincia crescono di continuo le persone in cerca di lavoro. Dal rapporto sono 25.712 (secondo valore regionale dopo Bologna), a inizio anno la quota era già salita a oltre 30mila. In 7.719 si sono detti scoraggiati, circa diecimila i cassintegrati. Aumentano di oltre tremila i contratti di avviamento al lavoro.
Raddoppiano i poveri, gli investimenti non bastano. Dal 2009 al 2012 sono aumentate del 112,6% le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa: da 6.876 a 14.620. È il secondo valore in Emilia Romagna dopo Bologna, in cui c’è stato però un calo di quasi tremila famiglie dal 2011. Al contrario nel nostro territorio c’è stato un aumento di 2.533 nuclei. La spesa per l’assistenza sociale è cresciuta dell’1,8%, passando da 78.762 a 80.819,51 euro.
L’aumento più notevole nel cratere del sisma (+10,6% dal 2012). Il rapporto stima investimenti per 1.168 milioni di euro entro il 2019. Una misura che dovrebbe garantire 3.107 nuovi occupati per anno, cioè il 15% di quanto servirebbe per riequilibrare il mercato del lavoro. Pesa il costo medio di 373.871 euro per creare un posto di lavoro.