Hera, Merola bluffa. Muzzarelli che fa?
Il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, bluffa e rinuncia (per ora) alla vendita delle azioni di Hera, farà (per ora) cassa altrove. Il Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, che si era accodato alla decisione di Bologna per vendere anche le quote Hera di proprietà del capoluogo modenese, ha ora la possibilità di fermare la privatizzazione, ma pare sia intenzionato a tirare dritto. Noi lo invitiamo caldamente ad ascoltare i sindacati e i comitati acqua e a ritirare la delibera.
Riteniamo che sia un bene la non cessione delle azioni della multiutility, non esultiamo però né crediamo che tutto d’un tratto Merola ed il Partito Democratico siano diventati difensori dell’acqua pubblica e della sovranità popolare che milioni di cittadini esercitarono nel 2011 col referendum.
Il Sindaco di Bologna lo dice chiaramente: “abbiamo deciso di non vendere per ragioni prettamente economiche. Ci sono da ripartire i fondi europei in capo alla Regione e sono arrivati altri quaranta milioni da Bruxelles”.
Insomma, Merola può far cassa per far partire “gli investimenti” utili alla sua campagna elettorale evitando di scontentare troppi interlocutori.
Che ci sia schizofrenia o opportunismo a Palazzo D’Accursio è evidente, tanto quanto è evidente che questa classe politica sia dannosa ed incapace di produrre un’idea di società sostenibile, coerente e democratica.
Riteniamo sia stata importante la mobilitazione e la messa in campo di azioni dimostrative da parte dei comitati Acqua Bene Comune e da parte del sindacato, ancor più giusta è la loro decisione di mantenere in piedi tutte le mobilitazioni previste nelle prossime ore. La situazione rimane grave e caotica, in linea con la schizofrenia politica promossa dal Sindaco di Bologna: alcuni comuni hanno già approvato la delibera, altri hanno già venduto le azioni, altri si apprestano ad affrontare il voto.
Di fronte a questo caos per noi la guardia rimane alta, se comunque vengono apportate le modifiche proposte allo statuto di Hera (anche senza la vendita delle quote oggi), permettendo l’abbassamento della quota pubblica dall’attuale 51% al 38%, si aprono in ogni caso le porte alla definitiva privatizzazione che si verificherà un domani quando il contesto economico sarà cambiato.
Abbiamo un’altra idea di gestione del territorio, di valorizzazione dei beni comuni, un’altra idea di governo della città di Bologna. Questa classe politica prima va a casa meglio è!
Stefano Lugli, segretario Rifondazione Comunista Emilia Romagna
Simone Gimona, segretario Rifondazione Comunista Bologna