Ancora niente Zone Franche Urbane in finanziaria
Alla richiesta del neo governatore Bonaccini di avere le zone franche urbane per i comuni colpiti dal sisma e dall’alluvione il governo risponde picche. L’illusione di avere una fiscalità di vantaggio è durata appena 24 ore, giusto il tempo per gli annunci di rito da parte di Bonaccini e del Ministro Poletti all’assemblea della CNA di Mirandola il sabato per essere poi smentiti la domenica, quando la finanziaria approvata dal Senato non la prevede. Inizia col piede sbagliato la gestione post sisma di Bonaccini, perché questo territorio non può più vivere di annunci puntualmente smentiti ma pretende fatti concreti.
E non ci convince nemmeno l’annuncio che vede lo stessoBonaccini come nuovo commissario per la ricostruzione. Nulla da dire sulla persona, che misureremo nei fatti concreti, ma a nostro avviso occorre avviare un processo che porti al superamento della struttura commissariale per farla rientrare nelle attività ordinarie della Regione, coinvolgendo il consiglio regionale e democratizzando il processo di ricostruzione.
Durante la campagna elettorale L’Altra Emilia-Romagna ha proposto un pacchetto di misure per la ricostruzione e oggi le ricordiamo al neo governatore perché possa trarne qualche spunto utile.
Un “architetto sociale”in ogni Comune, un termine per riassumere l’esigenza che amministratori pubblici e tecnici escano dai loro uffici per portare le istituzioni là dove i cittadini non riescono ad avvicinarsi al percorso di ricostruzione.
Un ufficio che nell’Unione dei Comuni monitori la ricostruzione per armonizzare le anomalie esistenti tra i modi di funzionare dei diversi Comuni.
L’introduzione di untetto alle pratiche che ogni studio privato può assumere per evitare che la concentrazione di incarichi in pochi tecnici sia un freno alla ricostruzione.
Un provvedimento regionale per la stabilizzazione dei tecnici interinali che lavorano nei Comuni per ridurre il turn over negli uffici.
Pagamenti più ravvicinati degli stati di avanzamento lavoriperché gli attuali scaglioni di pagamento della “Cambiale Errani” costringono le imprese edili ad essere molto esposte rendendo incerto il regolare funzionamento del cantiere.
Stefano Lugli
L’Altra Emilia Romagna