L’ospedale di Mirandola e il punto nascita che non riaprirà: cronistoria di un destino segnato

24 Febbraio 2025 by

In questi giorni tiene banco sui quotidiani locali la chiusura del punto nascita di Mirandola che a sentire la dichiarazione del nuovo assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi, rischia di diventare definitiva come per altri punti nascita in zone periferiche dove si sostiene che i parti sono ormai troppo pochi mettendo così a rischio la salute di madri e nascituri.

Nel caso specifico dell’Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola per comprendere la questione occorre ripercorrere le tappe che ne hanno determinato il declassamento, e quindi il depotenziamento.

Fino al 2010 l’ospedale di Mirandola era una struttura di area, con autonomia e risorse, come Carpi e Sassuolo; nel 2011 la rete ospedaliera provinciale viene riorganizzata dalla Regione e Mirandola, grazie anche al benestare dell’allora Sindaco PD Benatti, è declassato a ospedale di prossimità e “sottomesso” al Ramazzini di Carpi. Da quel momento, complice anche il terremoto del 2012, inizia un lento declino fatto di tagli di posti letto (da 221 agli attuali 126), riduzione di servizi e personale, chiusura di due sale operatorie su quattro, primari a scavalco. Se poi dovesse essere realizzato il nuovo ospedale di Carpi, come proposto nel 2018 con il documento Dotti-Benatti-Bellelli (ex sindaci di Mirandola e Carpi) il presidio mirandolese sarà ulteriormente depotenziato lasciando l’Area Nord senza adeguati servizi sanitari ospedalieri.

In questa vicenda appare evidente come Regione, Sindaci, Conferenza territoriale socio sanitaria (tutte istituzioni in mano al PD) abbiano concertato per togliere progressivamente risorse all’ospedale di Mirandola allo scopo di destinarle a ospedali più vicini a Modena (Baggiovara, Sassuolo, Policlinico) in una logica aziendalista di concentrazione delle strutture che svuota le periferie di servizi essenziali per cittadine e cittadini; ora assistiamo ad un vergognoso gioco di scaricabarile tra PD locale, PD modenese e Regione, in cui si inserisce anche la destra locale che però a livello nazionale taglia i fondi per la sanità, uno scaricabarile che offende l’intelligenza dei cittadini e delle cittadine della bassa modenese. La sicurezza di un punto nascita non dipende dal numero di parti ma dagli investimenti su personale e attrezzature.

L’impressione è che si stia tentando di buttare fumo negli occhi per coprire una manovra, la costruzione del nuovo Ramazzini a Carpi (non più baricentrico rispetto all’area nord come da progetto iniziale), che allo scopo ha bisogno anche degli 87.500 cittadini di UCMAN, rendendo l’Ospedale di Mirandola un poliambulatorio con pochissimi posti-letto, senza primari, senza reparti, dove ci si potrà anche curare per patologie semplici, ma una cosa ben diversa da un ospedale. Senza tener conto che in caso di piene dei fiumi Secchia e Panaro, sempre più frequenti, con la chiusura dei ponti, le cittadine e i cittadini della bassa in caso di necessità avrebbero grandi difficoltà a raggiungere Carpi o Modena, con grave rischio per la salute.

Regione e PD la smettano di fingere di litigare al proprio interno e riprendano a rispettare i cittadini e le cittadine della bassa che meritano una assistenza sanitaria alla pari di quella che viene garantita a coloro che abitano vicino a Modena.

Rifondazione Comunista Federazione di Modena

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