CAU risposta estemporanea a un problema strutturale: si torni ad investire nella sanità pubblica
Pochi giorni fa, il presidente De Pascale ha annunciato una rimodulazione dei Centri di Assistenza Urgenza (CAU), in seguito a una valutazione non completamente positiva del servizio.
All’atto della loro istituzione, nel giugno 2023, avevamo già messo in guardia sui rischi associati ai CAU, affermando in una nota stampa che “Senza un adeguato supporto organizzativo e risorse dedicate, i CAU rischiano di diventare un ulteriore imbuto, allungando le liste d’attesa e sottovalutando sintomi apparentemente lievi che potrebbero aggravarsi nel frattempo. In questo modo, i pazienti non possono ricevere risposte adeguate. È evidente che non è possibile risolvere la crisi del Servizio Sanitario Regionale (SSR) semplicemente tirando da un lato una coperta che rimane sempre troppo corta. L’unica soluzione è investire nel servizio sanitario pubblico, assumere personale e aumentare i posti letto, garantendo così a tutti accesso alle prestazioni in tempi ragionevoli.”
Dopo 18 mesi, i CAU si sono rivelati una risposta estemporanea a un problema strutturale. Anche alla luce della rimodulazione annunciata, riteniamo che il problema rimanga invariato: senza un numero adeguato di medici e infermieri e senza attrezzature idonee, i CAU non possono soddisfare appieno le esigenze dei pazienti. Questa difficoltà è particolarmente evidente nelle zone periferiche, dove i CAU sono spesso collocati all’interno di Case della Comunità che mancano di un supporto tecnologico adeguato.
Durante la campagna elettorale i lPartito Democratico ha minimizzato i problemi che ora si trova ad affrontare, problemi che non possono più essere ignorati. Per Rifondazione Comunista la risposta deve necessariamente passare attraverso il potenziamento del personale e delle strutture del nostro servizio sanitario. In dieci anni di presidenza Bonaccini la risposta alla crisi sanitaria è stata un modello di sanità mista pubblico-privata, con un aumento vertiginoso delle convenzioni e dell’accreditamento del privato che assume progressivamente un ruolo sempre più sostitutivo del servizio pubblico, assorbendo molta parte delle risorse. Occorre uscire da questa stagione, finanziare e rilanciare la sanità pubblica mettendo al centro i bisogni delle persone e i cambiamenti nella domanda di salute, con un’attenzione particolare alle aree periferiche che in questi anni sono state depotenziate rendendo diseguale l’accesso alle cure nella nostra regione. Solo così potremo garantire un’assistenza di qualità e tempestiva a tutti i cittadini.
Stefano Lugli
co-segretario regionale Rifondazione Comunista Emilia-Romagna