75 anni dell’eccidio delle Fonderie avvenuto il 9 gennaio 1950
“Poco dopo le 10 del mattino, dopo aver allontanato gli operai dai cancelli della fabbrica, dal tetto delle Fonderie si spara sugli operai schierati al passaggio a livello, uccidendo Arturo Chiappelli, 43 anni. Quasi contemporaneamente davanti alla fabbrica è ucciso Angelo Appiani, di 30 anni. Roberto Rovatti, 36 anni, viene circondato, colpito coi calci dei fucili, gettato in un fosso e finito con un colpo sparato a distanza ravvicinata. Ennio Garagnani e Renzo Bersani, entrambi di 21 anni, sono uccisi in via Ciro Menotti mentre cercano di fuggire dalla zona dell’eccidio. Anche Arturo Malagoli, sempre di 21 anni, muore allo stesso modo. Altri 200 lavoratori rimangono feriti, ma molti non si presentano negli ospedali per paura di essere fermati”. [da “L’eccidio del 9 gennaio 1950”, Storie della CGIL di Modena].
Il 9 gennaio 1950, le Fonderie di Modena divennero simbolo di lotta e sacrificio, quando durante uno sciopero la polizia fascista uccise sei lavoratori. A 75 anni di distanza, ricordiamo il loro coraggio e il loro impegno per un mondo più giusto, ma vogliamo anche portare l’attenzione su quanto la lotta per la dignità del lavoro sia ancora attuale.
In un contesto in cui il Ministro dei Trasporti tenta ripetutamente di reprimere il diritto di sciopero con il vile strumento della precettazione; alcuni esponenti della stampa “progressista” incentivano in programmi TV prime-time narrazioni stereotipate e screditanti degli scioperi del sindacalismo di base; l’introduzione del DDL 1660, che solleva preoccupazioni anche in merito alla gestione degli scioperi nei settori essenziali, il sacrificio di quei lavoratori non è solo un ricordo del passato, ma un monito per il presente. Questo disegno di legge potrebbe, infatti, indebolire la protezione dei diritti dei lavoratori e complicare l’esercizio di un diritto fondamentale, come quello di scioperare. Proprio in un contesto storico e politico in cui la cosiddetta “rivolta sociale” ritorna ad essere fondamentale per il paese.
La memoria di chi ha dato la vita per la libertà e la giustizia ci deve spingere a difendere quei diritti che non sono mai scontati, e che sono ancora sotto attacco. Non dimentichiamo, perché la memoria è la forza che ci guida verso un futuro più giusto e libero.