Vendita di AIMAG? Ci risiamo?
Periodicamente, in particolare in occasione del rinnovo del Patto di Sindacato – siglato anni fa tra Comuni soci di AIMAG, per garantire il controllo pubblico della società dopo l’ingresso nella compagine sociale di soggetti privati – ricompare la tentazione, o il tentativo, di aumentare la presenza di partner privati all’interno di AIMAG, primo fra tutti HERA la grande multiutility quotata in borsa, che già ora detiene ben il 25% delle azioni di AIMAG, più attenta agli interessi degli azionisti che a quelli dei cittadini, il cui apporto purtroppo, o per fortuna, rimane tuttora non pervenuto.
Pertanto preoccupa la nota dei Sindaci e delle Sindache dell’Unione Terre d’Argine, di Bastiglia e di Bomporto, uscita sulla stampa intorno alla metà di febbraio, e riferita all’imminente rinnovo del patto di sindacato, in cui le prime cittadine e primi cittadini dichiarano “Come sindaci non siamo contrari a costruire un nuovo “patto di sindacato… Nel nuovo patto tra i Comuni, dovremo quindi definire…l’ulteriore crescita del Gruppo Aimag, la definizione di nuove collaborazioni, partnership e sinergie industriali, partendo dal socio Hera, e per noi soci pubblici garantire dividendi significativi”.
Una preoccupazione condivisa anche dai Sindaci dell’Area Nord e da esponenti del PD che in questi giorni stanno ribadendo la necessità di continuare a mantenere un saldo controllo pubblico della società e il forte legame con il territorio che da sempre contraddistinguono AIMAG e che hanno consentito alla multiutility di raggiungere ottimi risultati nella gestione dei rifiuti, del ciclo integrato dell’acqua, con un’attenzione all’ambiente non scontata per aziende di questo tipo.
Come Rifondazione Comunista Federazione di Modena, ribadiamo quello che stiamo sostenendo e per cui lottiamo da anni, se veramente si ha a cuore il futuro di AIMAG, dei suoi dipendenti e soprattutto delle cittadine e dei cittadini serviti dall’azienda multiservizi, si riparta dal referendum del 2011, ancora inattuato, con cui la maggioranza assoluta del popolo italiano sancì la gestione interamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi pubblici locali, liberandoli dalla speculazione economica e finanziaria.
In questo periodo storico è più che mai evidente quanto sia pericolo e dannoso per l’interesse dei cittadini consegnare i beni comuni e i servizi in generale nelle mani dei privati o addirittura della finanza; questo implica sempre e invariabilmente aumento delle tariffe, diminuzione della qualità e della quantità dei servizi, e quindi dei diritti, e nel caso specifico minor tutela dell’ambiente.
Se si vuole ridefinire l’assetto societario e organizzativo di AIMAG, si rispetti il referendum del 2011, e si attivi quanto prima un percorso di riacquisizione dell’intero capitale sociale da parte del pubblico. Siamo consapevoli della difficoltà di tale processo dovuta alla carenza cronica e drammatica di risorse che i Comuni italiani vivono da troppi anni a causa dei tagli ai trasferimenti che tutti i governi, trasversalmente, hanno fatto; carenza che spinge gli enti verso le privatizzazioni con grave danno per i diritti delle persone e dell’ambiente.
Tuttavia è un ricatto da respingere perché i servizi pubblici locali e i beni comuni pubblici sono risorse troppo importanti per affidarle ai mercati e alla borsa.
Il caro energia frutto non della guerra ma della speculazione dovuta alla quotazione in borsa del prezzo del gas, docet.
Rifondazione Comunista Federazione di Modena