Alluvione Emilia. È il momento di fare chiarezza
Nella bassa modenese c’è l’alluvione, ed è il momento di fare chiarezza.
Si deve fare chiarezza perché le situazioni di emergenza idraulica in cui sempre più frequentemente ci troviamo hanno responsabilità precise: cementificazione e impermeabilizzazione del suolo, incuria degli argini e delle golene, carente manutenzione dei fiumi.
Il suolo e i terreni agricoli, da beni finiti e da proteggere, sono considerati come beni infiniti, da utilizzare come rendita fondiaria per i privati e fonte di entrata facile e immediata per i Comuni attraverso gli oneri di urbanizzazione.
Il ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi 30 anni in Emilia Romagna è di oltre 8 ettari al giorno e nel quinquennio 2003-2008 (fino allo scoppiare della crisi economica) si è urbanizzata un’area di campagna con capacità agricola sufficiente per la sussistenza alimentare di un’intera provincia.
E non bastasse questo la politica e le istituzioni dirottano sempre più risorse dalla cura del territorio alla sua devastazione aumentando i rischi per i cittadini.
Perché è di rischio per i cittadini che si parla quando ci si ostina a voler realizzare la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo che scorre sulla riva destra del Secchia ad una distanza dal fiume di 150-400 metri, in un contesto estremamente delicato sotto il profilo idrogeologico pregiudicando le falde e sottraendo al fiume importanti aree di esondazione.
Perché è di rischio per i cittadini che si parla quando ci si ostina a voler realizzare l’Autostrada Cispadana in una zona alluvionabile come la bassa modenese creando un argine artificiale che impedisce il deflusso delle acque in caso di esondazione, come i geologi hanno segnalato.
Adesso è emergenza alluvione nella bassa, ma l’inverno e la primavera scorsi sono stati caratterizzate dalle frane in Appennino: in tutta la provincia sono 2.000 le frane attive e 2.500 quelle pronte ad attivarsi e, da dati della Provincia di Modena, servirebbero 15 milioni di € per la manutenzione delle strade e 10 milioni per contrastare le frane a fronte di un budget disponibile di appena 4 milioni di €.
Di fronte a questa situazione di emergenza continua o capiamo che dobbiamo investire nella messa in sicurezza del territorio o i cittadini saranno sempre più in pericolo di fronte a eventi naturali la cui violenza è amplificata da mutamenti climatici sempre più repentini.
La messa in sicurezza del territorio è l’unica, e più urgente, grande opera di cui il nostro paese ha bisogno, capace di creare migliaia di posti di lavoro in tante piccole ma utili opere diffuse su tutto il territorio nazionale. Senza contare che 1 € investito sulla sicurezza ne fa risparmiare 7 nella ricostruzione e ci fa vivere più sicuri.
Ma per fare questo serve un governo che la smetta di investire in autostrade, alta velocità e aerei da guerra, e servono Sindaci che anche a livello locale cambino radicalmente modello di sviluppo e abbandonino ogni folle idea di grandi e dannose opere.
La solidarietà di Rifondazione Comunista va alle popolazioni colpite dall’alluvione e alla famiglia del disperso. Ma la solidarietà serve a poco se non è accompagnata da un immediato cambiamento delle politiche di gestione del territorio.
Judith Pinnock – Segretaria PRC Federazione di Modena
Stefano Lugli – Responsabile ambiente e area sisma PRC Federazione di Modena
Paolo Reggianini – Segretario PRC Circolo “Gramsci” Modena città
20 gennaio 2014