Eccidio Fonderie, la Questura spieghi le ragioni della distruzione dell’opera del Collettivo FX
La distruzione da parte della Digos dell’opera di street art del Collettivo FX sull’Eccidio delle Fonderie è un atto stolto, oltre che violento. Stolto prima di tutto perchè immotivato: quali rischi per l’ordine pubblico o quale altro principio può essere stato violato per giustificare l’immediata distruzione (di inquietante evocazione) di un prodotto artistico, peraltro espressione di un pensiero del tutto partecipe e vicino alla memoria delle vittime? Ricordiamo a questo proposito che la risibile motivazione addotta è stata l’inopportunità dell’opera (!). Perchè poi questa censura brutale che ne ha impedito la visione anche solo per il breve svolgersi del rito commemorativo?
C’è poi un aspetto di ordine culturale, forse troppo complesso per essere considerato da chi conosce unicamente la risposta repressiva, ma che non può sfuggire a coloro che si occupano di memoria pubblica. Questo aspetto ha a che fare con la riflessione sul senso delle commemorazioni, che il lavoro del Collettivo FX ha sollevato. Oggi diventa imprescindibile chiedersi quali siano gli obbiettivi del fare memoria. Per essere sensato e utile, il ricordo pubblico degli eventi e delle esperienze storiche vissuti da una comunità, oltre a stimolare la conoscenza delle ragioni che hanno prodotto quegli eventi, deve essere in grado di connettersi con il presente, per smascherare le contraddizioni delle narrazioni retoriche e strumentali ed evitare le ricadute negli errori del passato. Onorare proficuamente la memoria significa uscire dalla mera operazione celebrativa, che quasi sempre si riduce a passerella auto-celebrativa per istituzioni e politici.
L’operazione del Collettivo FX sollecita questa riflessione e lo fa per di più attraverso l’uso di un linguaggio nuovo, che parla a quelli che dovrebbero essere i principali destinatari di un discorso pubblico sulla questione: i giovani. Non mettersi in ascolto di quello che si muove in questo senso è pratica non solo sterile, ma anche controproducente per chi amministra una comunità.
Chiediamo quindi alla Questura di dare una risposta pubblica riguardo quello che si configura come un vero e proprio abuso di potere e alla Amministrazione comunale di non sottrarsi alle responsabilità che le competono, a prescindere dall’essere o meno direttamente coinvolta nella questione specifica.
Judith Pinnock
Segretaria PRC Federazione di Modena
Paula Nolff
Segretaria PRC Circolo “Gramsci” di Modena