In difesa delle donne vittime di odio e minacce sui social
I social networks si stanno rivelando sempre più terreno di libera scorribanda per chi professa odio, rancori e livore verso l’altro. Tra i bersagli privilegiati le donne, soprattutto se rivestono posizioni di potere, sono famose o sostengono opinioni considerate scomode. I partiti modenesi firmatari di questo documento si uniscono alle tante donne che da anni stanno combattendo contro le regole di Facebook e degli altri social che troppo spesso non interpretano come atti di violenza sessista commenti disgustosi a sfondo sessuale, dove chi scrive non motiva un dissenso né esprime una critica politica, ma con odio e ferocia rigetta le donne che fanno politica al loro essere “solo” corpi e quindi in vendita o da stuprare per la soddisfazione del maschio. Regole che, paradossalmente, invece interpretano come “lesione della privacy” la pubblicazione, da parte delle vittime, dei nomi e dei cognomi di chi offende e istiga alla violenza.
Prendendo atto dell’appello fatto da Judith Pinnock, segretaria provinciale di Rifondazione comunista, e condividendo in pieno l’analisi sulle motivazioni addotte e la gravità dei comportamenti che, pressoché quotidianamente, vediamo attuati sui social e che ripetutamente espongono le donne che fanno politica al dileggio se non alla vera e propria minaccia fisica, abbiamo deciso di portare la questione all’attenzione dei livelli nazionali dei partiti e del dibattito generale.
I partiti modenesi firmatari, infatti, credono non sia più tollerabile il silenzio di Zuckerberg e di tutti i grandi gruppi della comunicazione social che, nonostante gli innumerevoli e gravi fatti di cronaca e le ripetute denunce, davvero poco hanno fatto per mettere ostacoli alla creazione di pagine sessiste e a singoli comportamenti violenti degli utilizzatori dei social, a partire dall’uso distorto dei nickname e dei fake, che alimentano una mentalità misogina e contribuiscono a sdoganare e a legittimare le offese pubbliche alle donne. Chiedono, quindi, ai propri organi nazionali di impegnarsi fattivamente in alcune azioni concrete affinché vengano adottate pratiche e tecnologie in grado di combattere questi fenomeni e affinchè le vittime di tale violenza abbiano a disposizione strumenti e modalità per combatterla.
Occorre intervenire sui gestori dei social network affinchè rivedano regole dagli esiti paradossali, applichino in maniera più cogente quelle che pure già esistono in merito alla rimozione dei contenuti che incitano all’odio e alla violenza di genere, diano seguito celermente alle segnalazioni che vengono fatte con queste motivazioni.
Si chiede, inoltre, alle Direzioni nazionali dei nostri partiti di costituirsi parte civile in caso di denuncia da parte di proprie iscritte, amministratrici, funzionarie e altre donne che per la propria militanza nel proprio partito politico ricevano attacchi sessisti e di fornire loro assistenza legale, anche al fine di costruire denunce giuridicamente sostenibili per arrivare ad una effettiva condanna di chi si macchia di simili abominevoli comportamenti.
Lucia Bursi, Segretaria provinciale del Partito Democratico
Alessandra Di Bartolomeo, Coordinatrice provinciale di Sinistra italiana
Davide Ferraresi e Maria Laura Marescalchi, portavoci di Modena Possibile
Graziella Giovaninni, segretaria provinciale Psi
Judith Pinnock, Segretaria della Federazione provinciale di Rifondazione Comunista
Paolo Trande, Coordinatore Articolo UNO-MDP Modena