No a un centro per il rimpatrio a Modena. Muzzarelli non subisca l’imposizione del Governo
Rifondazione Comunista si oppone alla riapertura del CIE e chiede al Sindaco Muzzarelli di non subire l’imposizione del Governo e anzi ricorrere contro la Legge che prevede la limitazione dei diritti dei richiedenti asilo
Il decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione prevede che ciascuna Regione dovrà dotarsi di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), e in Emilia Romagna la scelta è caduta su Modena, che già ha ospitato un CIE chiuso nel 2014. Si tratta dell’ennesima reincarnazione dei furono Centri di Permanenza Temporanea (CPT), divenuti poi di Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE).
Il CIE è stata una delle pagine più vergognose della città di Modena, e non vogliamo riaprire una ferita che pensavamo chiusa per sempre. Rifondazione Comunista si oppone nella maniera più ferma alle carceri per migranti voluti da Minniti. “I carceri speciali per migranti, perché di questo si tratta, sono strutture inefficienti, costose e con condizioni di trattenimento lesive della dignità umana e indegne di un paese civile. Riaprirli non aumenterà la sicurezza dei cittadini e non faciliterà le espulsioni, ma serve solo a inseguire la destra sul terreno della paura e della guerra tra poveri: un esercizio scellerato a cui il PD purtroppo ci ha abituato nella ricorsa securitaria verso l’estrema destra leghista”, dice Paula Nollf, Segretaria del Circolo di Modena di Rifondazione Comunista.
Il sindaco di Modena, Muzzarelli, per l’apertura del CPR chiede garanzie al Governo, ma dovrebbe fare solo una cosa: rifiutarsi di esporre la città a questa imposizione e anzi unirsi alla rete di associazioni che si stanno battendo contro il decreto Minniti-Orlando, che presto sarà portato al vaglio della Corte Costituzionale. “La legge interviene in maniera sconsiderata sull’iter delle richieste di asilo – dice Stefano Lugli, Segretario regionale di Rifondazione Comunista – D’ora in avanti, infatti, il giudice dovrà decidere il destino di un richiedente asilo soltanto in base alla videoregistrazione di un’intervista fatta da qualcun altro, senza possibilità di interagire o approfondire. E per di più, il richiedente asilo non avrà neanche diritto di appellarsi all’eventuale diniego. I profili di incostituzionalità di questa legge sono macroscopici. La Regione Emilia-Romagna e la città di Modena – conclude Lugli – dovrebbero opporsi all’apertura di un nuovo CIE/CPR sul suo territorio e rifiutarsi di applicare la legge sollevando una questione di legittimità di fronte alla Corte Costituzionale”.