No al DASPO urbano. A Sassuolo e ovunque
Il sindaco di Sassuolo ha applicato il cosiddetto Daspo urbano e ha allontanato dalla città tre persone colpevoli di dormire in stazione e di ricaricare i telefoni nelle colonnine del mercato. Il sindaco Pistoni afferma di aver disposto il provvedimento recentemente introdotto dal Decreto Minniti per ragioni di sicurezza e decoro urbano, applicandolo per la prima volta in Provincia di Modena e tra le prime in Regione.
“La scelta del sindaco di Sassuolo è quella di far la guerra non alla povertà ma a chi è colpevole di essere povero o conduce stili di vita considerati devianti – afferma Judith Pinnock, Segretaria della Federazione di Rifondazione Comunista di Modena – con il concreto rischio di spostare queste persone nel Comune vicino amplificandone ulteriormente la condizione di marginalità sociale. Pistoni si inserisce nella scia di quei sindaci che, incapaci di affrontare i problemi delle città che amministrano, cercano di ottenere consenso spostando l’attenzione dei propri cittadini sull’importanza della sicurezza allontanando chi è considerato fonte di degrado.”
“Ci opponiamo alla deriva securitaria che forze politiche irresponsabili come Lega Nord e Pd stanno introducendo in un paese sempre più povero e diseguale – prosegue Stefano Lugli, Segretario regionale di Rifondazione Comunista – e in cui la sicurezza sociale delle persone è minata dalla costante riduzione dei fondi destinati alla protezione sociale dei più deboli. È in atto nel nostro paese una corsa politica verso l’estrema destra in cui i più poveri sono il capro espiatorio su cui gli italiani possono scaricare il proprio malcontento, e il decoro e la sicurezza sono il paravento dietro al quale nascondere il fallimento politico di chi sta al governo del paese e delle città. Noi – conclude Lugli – non ci accodiamo a queste politiche, non vogliamo sindaci sceriffi e anzi invitiamo tutti i sindaci della Regione Emilia Romagna a non utilizzare il decreto Minniti e a promuovere politiche di convivenza e inclusione sociale, che sono l’unica strada per garantire la sicurezza delle comunità.”