PER FARE CHIAREZZA. Le raccolte di beni per i terremotati servono, anche per affrontare il dopo emergenza
In televisione e nel tam tam dei social sta girando la notizia che la Protezione Civile dichiara che le collette di beni materiali non devono essere fatte e di mandare aiuti economici ai conti correnti appositi. È per questo che riteniamo fondamentale sottolineare che la Protezione Civile, proprio per il tipo di organizzazione, ovviamente non ha bisogno delle collette di beni (e ci mancherebbe altro!).
Viceversa esistono altre organizzazioni che operano nelle zone terremotate, e non solo a supporto dell’emergenza. Nello specifico, Rifondazione Comunista sostiene il lavoro delle Brigate di Solidarietà Attiva. Le Brigate non sono un gruppo di improvvisati, ma una struttura con una propria organizzazione e dei propri magazzini di stoccaggio. Si occupano di portare fisicamente i beni raccolti direttamente ai terremotati, senza intermediari, in modo assolutamente sicuro e legale. E, aggiungiamo, che esula dalle rigidità distributive che ha per forza di cose la Protezione Civile.
Superata la fase emergenziale i bisogni materiali di chi sarà più colpito dalle conseguenze abitative, sociali ed economiche del sisma saranno fortissime, perché l’impatto del terremoto non sarà uguale per tutti. La raccolta di beni di prima necessità avrà dunque una funzione molto importante anche e soprattutto fra qualche mese, quando all’emergenza si sostituirà l’ordinaria precarietà di vite sconvolte che, nel caos amministrativo e istituzionale che genera un simile evento, difficilmente troveranno risposte assistenziali adeguate. È in quel momento che un pacco di pasta diventa anche un modo per stringere relazioni e uno strumento di autorganizzazione con cui fornire quel supporto sociale che l’intervento istituzionale non potrà garantire a tutti in modo adeguato.
Ovviamente ognuno di noi è libero di scegliere la modalità di solidarietà che preferisce, la raccolta di beni o di fondi, collaborare con una organizzazione o con un’altra, purché affidabili e davvero sul territorio. Le Brigate lo sono, le abbiamo viste all’opera in Abruzzo e in Emilia, nell’alluvione in Liguria e contro il caporalato a Nardó. Si differenziano peró dalla Protezione Civile, per organizzazione, finanziamento e, ovviamente, funzioni svolte.
Sconsigliamo anche noi l’attività autonoma e individuale e vi invitiamo a rivolgervi a chi è già mobilitato sul territorio, per evitare il rischio di scombussolare la difficile organizzazione dovuta all’estrema delicatezza della situazione.
Stefano Lugli – Segretario regionale PRC Emilia Romagna
Elisa Corridoni – Responsabile organizzazione Prc Emilia Romagna