Senza quorum, ma con 15 milioni di ragioni per continuare a lottare
“L’Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto.” Così si è espresso il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nella conferenza stampa indetta alle 23.05 di domenica 17 aprile, quando ormai era chiaro che il quorum, nel cosiddetto referendum no trivelle, non era stato raggiunto. Ha poi proseguito dichiarando che avevano vinto i lavoratori, che avevano perso alcuni consiglieri e governatori regionali che avevano “cavalcato” il referendum per scopi personali, che purtroppo erano stati sprecati 300 milioni di euro per un quesito pretestuoso e inutile.
È vero, i promotori del referendum e tutti coloro che si sono battuti per salvaguardare le nostre coste ed eliminare un inaccettabile regalo ai petrolieri, non sono riusciti a convincere un numero sufficiente di italiani dell’importanza di partecipare al voto. E come potevano, come potevamo. Questo referendum è stato letteralmente boicottato da quelle stesse istituzioni che, al contrario, avrebbero dovuto favorire l’informazione e la partecipazione. Il nostro caro leader, nel suo lungo monologo di vittoria, senza contraddittorio, come è solito fare, ha accuratamente evitato di dire che i 300 milioni sono stati sprecati perché il Governo non ha accolto la richiesta dei comitati referendari di accorpare referendum e amministrative in un unico election day, anzi ha anticipato il voto al 17 aprile impedendo che si svolgesse una adeguata campagna d’informazione. Ha evitato di dire che il tema referendario è stato a lungo censurato da una scorretta strategia politico – mediatica al punto che la campagna è entrata nel vivo solo dopo lo scandalo dell’ex Ministra Guidi e dell’emendamento a favore di fidanzato. Ha invece ribadito la necessità dell’invito all’astensione (una macchia indelebile nella storia di questo Governo) per tutelare i posti di lavoro; ma il quesito referendario non cancellava posti di lavoro bensì il rinnovo automatico delle concessioni che permetteranno alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio fino all’esaurimento del giacimento, consentendo così anche di evitare di smantellare le piattaforme.
Nonostante tutto ciò il 32% circa degli aventi diritto al voto si è recato alle urne, circa 15 milioni di italiani, di cui quasi 13 milioni hanno votato SI’; un dato che manifesta una netta contrarietà all’utilizzo dei carburanti fossili e una chiara richiesta di politiche energetiche rivolte alle energie rinnovabile e alla salvaguardia del pianeta.
La battaglia inizia da qui, da questo piccolo risultato e continua con la raccolta firme sui cosiddetti “referendum sociali”, alcuni dei quali riguardano ancora le trivellazioni in mare e sulla terraferma, sull’Italicum e sulla riforma costituzionale, prossimo appuntamento referendario di quest’anno, dove i 13 milioni di SI’ potrebbero trasformarsi in una sonora bocciatura di una modifica in senso autoritario della nostra Costituzione e della nostra democrazia.
Vania Pederzoli
Rifondazione Comunista Modena
L’Altra Emilia Romagna – Modena