Referendum, undici firme per ricostruire la democrazia
La raccolta delle firme durerà fino a luglio. I quesiti contro le norme dell’Italicum, Buona Scuola, Sblocca Italia e Jobs Act
Referendum, undici firme per ricostruire la democrazia
di Roberto Ciccarelli, il manifesto 10.04.2016
Undici quesiti referendari per una nuova stagione della democrazia. Frutto di percorsi eterogenei destinati a incontrarsi come affluenti nello stesso fiume, ieri è iniziata la raccolta firme per abrogare le principali leggi del governo Renzi nella primavera del 2017. Ci sono due quesiti sull’Italicum; tre sul Jobs Act; quattro sulla Buona Scuola e due sullo Sblocca Italia. A una settimana dal referendum NoTriv del 17 aprile e a sei mesi da quello costituzionale, movimenti sindacati e associazioni già rilanciano la battaglia a tutto campo contro Renzi e il Pd.
Italicum da abolire
Abolire il voto bloccato ai capolista, le candidature plurime, insieme al premio di maggioranza e al ballottaggio senza soglia. Questi i contenuti dei due quesiti sulla legge elettorale, il cosiddetto «Italicum». «Due meccanismi – sostiene il comitato promotore presieduto da Stefano Rodotà e Massimo Villone – che stravolgono i principi costituzionali del voto libero e uguale e della rappresentanza democratica, il cui carattere fondante per la democrazia la Corte costituzionale aveva già sottolineato nella dichiarazione di illegittimità del Porcellum, con la sentenza n. 1/2014». La raccolta delle firme è partita ieri in tutta Italia. Tra gli altri, ieri hanno firmato il sindaco di Napoli De Magistris e il segretario Fiom Landini (a Venezia).
«Alleanza sociale duratura»
Cinquecentomila firme entro il prossimo 9 luglio. L’obiettivo del comitato promotore dei «referendum sociali» è abrogare nella primavera 2017 alcune norme decisive delle altre leggi promulgate dal governo Renzi: Buona Scuola e Sblocca Italia, su tutte. La raccolta delle firme è iniziata ieri nelle principali città e proseguirà oggi. Sulla scuola, comitati, sindacati e studenti hanno presentato quattro quesiti contro i poteri del preside-manager di scegliere i docenti da «premiare»; il comitato di valutazione del merito; i finanziamenti privati alle singole scuole (school bonus) e l’alternanza scuola-lavoro.
Poi ci sono i due quesiti ambientalisti: il primo intende impedire il ricorso a future trivellazioni petrolifere sia in terra che in mare (anche oltre le 12 miglia), il secondo è contro l’articolo 35 dello Sblocca Italia che «porterà a costruire 15 inceneritori e altre discariche per un giro di affari pari a oltre 4 miliardi di euro» afferma Massimo Piras portavoce del comitato «Sì Blocca Inceneritori» che sostiene la campagna insieme a «Stop devastazioni».
Accanto ai moduli per i referendum, fino a giugno ci sarà la petizione ai presidenti delle camere presentata dal Forum dei movimenti per l’acqua contro la legge delega sulla riforma della pubblica amministrazione Madia. Il testo tra l’altro rilancia la privatizzazione dei servizi pubblici e delle partecipate. La petizione, ricorda Paolo Carsetti del Forum dell’Acqua, chiede il ripristino della versione originale della legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico e di inserire il diritto all’acqua nella Carta costituzionale
«L’ampiezza delle questioni sociali, costituzionali e lavorative affrontata dai quesiti di questa nuova stagione referendaria attesta la gravità dell’attacco portato dal governo Renzi alla democrazia – afferma Marina Boscaino dei comitati Lip scuola – I referendum sono l’occasione per un popolo di risvegliarsi, maturare un interesse collettivo e ricostruiremo la democrazia». «Dovremo portare a votare il 51% degli italiani e costruire una duratura alleanza sociale – sostiene Piero Bernocchi dei Cobas – Quello tra sindacati, movimenti e politica è un rapporto complicato e contraddittorio. Nel prossimo anno e mezzo dovremo intrecciare le lotte e imparare a convivere. Trovare un equilibrio è fondamentale, procedere separati significa perdere».
Per Eugenio Ghignoni (Flc-Cgil) il comitato promotore agirà come una «rete di solidarietà organizzativa». Ciò permetterà di votare distintamente i quesiti, rispettando le diversità di opinione su alcuni temi (ad esempio, le trivelle e gli inceneritori), non perdendo di vista l’obiettivo finale: la raccolta delle firme e il quorum.
Anna Fedeli, segretaria nazionale Flc-Cgil, sottolinea il nesso tra il referendum contro la «Buona scuola» e i quesiti abrogativi del Jobs Act presentati separatamente dalla Cgil: «Il nesso tra lavoro e conoscenza è il risultato delle battaglie civili del Dopoguerra. Riprenderlo significa ridare fiducia alla scuola e garantire ai docenti la libertà di insegnamento e agli studenti quella di apprendimento». Ieri è inoltre partita in 50 città la raccolta delle firme per la legge d’iniziativa popolare per il diritto allo studio universitario, sostenuta dalla campagna «All In». «La battaglia ambientale aperta dal referendum del 17 aprile contro le trivelle è centrale per la nuova stagione referendaria che ci aspetta» sostiene Danilo Lampis (studenti Uds).
«Al centro il lavoro»
Oltre mille le iniziative organizzare ieri dalla Cgil a sostegno dei tre quesiti referendari contro la cancellazione dell’articolo 18 e per il reintegro dei lavoratori, l’abolizione dei voucher e le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti. Corso Italia ha organizzato centinaia di banchetti da Nord a Sud per raccogliere le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla «carta dei diritti universali del lavoro». È una stagione molto importante per noi – ha precisato il segretario generale Susanna Camusso a piazza San Babila a Milano – Sono importanti le firme ma anche aprire una nuova stagione di discussione su cos’è oggi il lavoro. Vogliamo che il paese torni a mettere al centro il lavoro, la politica economica e l’inclusione sociale, le uniche ricette per uscire dalla stagnazione in cui ci troviamo»