A Modena prosegue la dismissione dei nidi pubblici
Rifondazione Comunista di Modena ha, a più riprese, manifestato la propria preoccupazione rispetto alla politica di gestione dei nidi comunali, in particolare circa la chiusura di ben due nidi (il Todi e il Rubes Triva), quelli storici, che hanno rappresentato il risultato di tante lotte delle donne. Veniamo ora a sapere dalla stampa che la situazione è ancora più complessa a causa degli effetti della infelice legge 107, pomposamente definita della buona scuola.
Intendiamo innanzi tutto stigmatizzare il fatto che tali informazioni provengano non già da una comunicazione istituzionale, ma da una iniziativa del PD provinciale; ci sembra quanto meno inopportuna la commistione tra partito e istituzione, dato che quando si governa si rappresentano tutte le cittadine e tutti i cittadini, non le iscritte e gli iscritti di un partito.
Rileviamo poi un notevole ritardo dell’apertura del bando di presentazione della domanda per il servizio Nidi del Comune di Modena. Ormai il ritardo è netto. Era stata annunciata l’apertura del bando per il 21 Marzo, poi tutto è stato rinviato. Non è il primo anno che succede, ma ci sembra che questo ritardo si possa inquadrare in una politica di lenta ma costante dismissione del servizio, con ricadute anche sulle richieste di iscrizione che rischiano di fare scendere Modena sotto la soglia del 33% fissata dalla UE. Una cosa è certa: le famiglie, ad Aprile, è giusto che debbano avere un minimo di certezze su cosa accadrà a Settembre e hanno diritto di riprogrammare la loro vita familiare e lavorativa. Non solo, rileviamo come la chiusura dei nidi citati abbia messo in difficoltà e in una situazione di incertezza anche le relative lavoratrici, incertezza aumentata appunto dalla legge sulla buona scuola.
Ribadiamo con fermezza che l’istituzione degli asili nido pubblici deriva da una precisa esigenza sociale e democratica, quella di eliminare gli ostacoli all’accesso a pari opportunità per uomini e donne, e quella di offrire un servizio di qualità uguale per tutti, come è stato finora. Costringere le persone a ripiegare su strutture private non è una soluzione equa, e definire le politiche di gestione della scuola, in particolare di quella dell’infanzia, che è appunto legata all’ingresso e alla permanenza delle donne nel mondo del lavoro, solo in base a calcoli di convenienza economica è inaccettabile.
Che le esose rette dei nidi coprano solo il 25% del costo non può essere una motivazione valida né per diminuire questo servizio né per imputarne la sostenibilità economica alle famiglie. I soldi ci sono, bisogna decidere quali sono le priorità sociali e quindi a cosa destinarli.
A margine di questa denuncia ci teniamo ad inviare un appello alle chiese cristiane, rappresentate egregiamente dall’associazione Papa Giovanni XXIII, che alcuni giorni fa hanno chiesto una moratoria per sospendere l’aborto per un anno, a partire da Modena, al grido di “no alla morte sì alla vita”: poiché vi dichiarate così vicini ai temi della famiglia, perché non si sente la vostra voce sul tema dell’accesso ai servizi pubblici per l’infanzia?
Judith Pinnock – Segretaria PRC Federazione di Modena