Bretella Campogalliano – Sassuolo: Un’opera anacronistica e devastante
Più asfalto uguale sviluppo. Deve essere questa l’equazione che porta le istituzioni a brindare per la delibera del Cipe che ha confermato lo stanziamento di 234 milioni di € pubblici per la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo.
Peccato che questa equazione era valida nel 1960 e che oggi quest’opera risulti anacronistica. In un periodo di scarsità di risorse questi preziosi denari della collettività potevano essere utilizzati per costruire un modello di sviluppo più sostenibile, centrato sul trasporto ferroviario, e per rivedere la logistica interna al comprensorio ceramico, che è il vero problema da affrontare e su cui la bretella non inciderà per nulla.
Quando pensiamo a quest’opera ci domandiamo per quale motivo i Comuni, la Provincia e la Regione non hanno deciso di limitare l’intervento alla sola tratta realmente utile, e cioè al primo lotto, il collegamento fra sistema autostradale, tangenziale di Modena e nuovo scalo ferroviario di Marzaglia. Un intervento più che sufficiente a garantire l’intermodalità ed il raccordo fra le reti ferroviaria e stradale.
Del secondo lotto della nuova infrastruttura, cioè il collegamento con Sassuolo, è evidente l’inutilità, dal momento che l’attuale superstrada collega Modena al polo ceramico in appena 15 muniti. I problemi di viabilità nel comparto sono infatti legati non al traffico in entrata ed uscita dal distretto, ma alla logistica ed alla distribuzione, sui quali poco o nulla agirà la bretella.
Facciamo inoltre presente che il collegamento con Sassuolo avrà un impatto ambientale devastante: correrà sulla riva destra del Secchia ad una distanza dal fiume di 150-400 metri, in un contesto estremamente delicato sotto il profilo idrogeologico. Il tratto in questione andrà ad intercettare i corsi d’acqua, sottrarrà al fiume importanti aree di esondazione ed infine pregiudicherà irrimediabilmente i vari interventi di riqualificazione ambientale realizzati o in progettazione: l’oasi di Colombarone, il percorso natura e una significativa porzione del costituendo Parco regionale del fiume Secchia
Troviamo davvero “datato”, che una Regione per molti aspetti moderna e avanzata come l’Emilia Romagna investa ancora in autostrade – come la Cispadana da Reggiolo a Ferrara – ed in consumo di territorio. Un comportamento legato a modelli di sviluppo meramente quantitativi e sorpassati, perché l’equazione + asfalto = sviluppo oggi non è più valida, anzi più delle volte impedisce di valorizzare a pieno le poche risorse di cui il nostro Paese dispone.
Ribadiamo la nostra posizione: ci si limiti al primo stralcio, per collegare la rete autostradale al nuovo scalo merci ferroviario. Questa è l’unica opera che davvero serve ai modenesi. Il resto è solo una anacronistica concessione alla lobby dell’asfalto, a chi gestirà il cantiere. E finito il cantiere resterà un territorio deturpato ed alterato, e quindi più povero.
Stefano Lugli – Segretario Federazione PRC Modena