Umanità e diritti anche in carcere
9 marzo 2020: il lockdown entra nel vocabolario comune, ma la scelta dell’ennesimo termine inglese tenta di buttare una cortina di fumo su una realtà che non è solo impreparata ad affrontare una situazione eccezionale come la pandemia, ma anche da tempo depotenziata per affrontare le esigenze di base della popolazione. Sono bastati l’allarme, il senso di impotenza, le restrizioni precedenti ad accendere la miccia di una situazione esplosiva, quella delle carceri, dove la pandemia appena iniziata mette in evidenza l’impossibilità di applicare distanze di sicurezza, a causa del sovraffollamento. Ciò che provoca ansia nelle persone comuni provoca paura in quelle ristrette in carcere; la pena causata dal non poter frequentare le persone care lì diventa vuoto e solitudine. L’8 marzo nel carcere S. Anna di Modena scoppia una rivolta, guardie carcerarie vengono sequestrate,...
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